Friday, May 10, 2019


 


 

 OM - (Out of Metropoliz) / 1 e 2 dicembre al Macro Asilo, via Nizza 138 Roma / Inaugurazione sabato 1 dicembre ore 18.00

 

OM è un’installazione sonora in cui viene riprodotta la quotidianità di Metropoliz, ex salumificio occupato di via Prenestina, nella periferia romana. L’occupazione è iniziata nel 2009, quando 200 persone (italiani, rom, sinti, sudamericani, africani) hanno forzato i cancelli dello stabilimento e l’hanno fatto diventare la propria casa. Nel 2012 nasce il MAAM - Museo dell’Altro e dell’Altrove, a tutti gli effetti il terzo museo d’arte contemporanea di Roma, che si pone a difesa dell’occupazione e porta l’attenzione sul problema dell’emergenza abitativa.

Questo lavoro nasce dallo scambio fra gli artisti, Daniela Spaletra, Andrea Luporini e Maria Grazia Cantoni, e il MAAM. La collaborazione parte con un precedente lavoro, NOT MODULAR, originariamente realizzato per la rassegna Eppur si muove di Fourteen ArTellaro, curata da Gino D’Ugo e presentato al MAAM nella primavera del 2018 all’interno della Stanza della Preghiera curata da Gianfranco D’Alonzo. Qui nasce l’idea di realizzare un lavoro insieme agli abitanti di Metropoliz, per portare questa realtà al MACRO. 

OM è un ritratto sonoro della vita all’interno dell’ex fabbrica, dal costante rumore del traffico della consolare a quello dei generatori elettrici, dalle canzoni e i giochi dei bambini alla vita dentro le case fino alle chiacchiere durante le lunghe ore del picchetto davanti ai cancelli.

Metropoliz fin dalla sua nascita ha rappresentato un esempio di convivenza e di apertura, ma negli ultimi mesi si ritrova a convivere con la minaccia di uno sgombero che toglierebbe la casa a centinaia di persone.









            


 OM - (out of Metropoliz)

 M.Grazia Cantoni - Daniela Spaletra - Andrea Luporini

Installazione sonora, 20 minuti

 

Partire da un luogo, tracciarne una mappa sonora e tradurla in spazio.

Così può essere riassunto il lavoro realizzato allinterno di Metropoliz, lex salumificio occupato di via Prenestina 913. Un luogo altro, inteso come diverso ma anche ulteriore, dove i modi di vivere e convivere hanno confini che non corrispondono a quelli cui siamo abituati a pensare.

Un luogo su cui poter dire infinite parole ma per cui ne basterebbe una: CASA. Oggi, nel 2018, per situazioni simili a quella di Metropoliz di parole ne vengono usate altre: clandestino, illegale,abusivo, degrado, sgombero. Termini che non lasciano spazio alla realtà di un luogo abitato ma che lo trasformano in una zona grigia da nascondere sotto il tappeto o da radere al suolo per ripristinare il decoro. A Metropoliz la paura è forte, la serenità è sotto picchetto costante, come i cancelli presidiati dagli abitanti per paura di perdere la propria casa.

OM ricorda maldestramente il suono della parola inglese home, ma è anche il mantra più sacro dellinduismo, sillaba da pronunciare allinizio e alla fine della recitazione dei Veda per evitare che la parola non abbia radici e che si dissolva, come pareti sonore poste a proteggere ciò che di più sacro esista.

I suoni registrati durante la nostra permanenza si sovrappongono, si dilatano, si rincorrono seguendo il loro naturale movimento, fra persone che arrivano, bambini che cantano, dialoghi improbabili su finte carriere calcistiche o la ricetta di un piatto peruviano, in unideale riscrittura della quotidianità di un luogo: Metropoliz portata fuori da Metropoliz, voci e rumori che trasformano le proprie diversità e unicità in un flusso sonoro che diventa archetipo di unazione universale come quella dellabitare.


IL MUSEO ABITATO

di Giorgio De Finis

 “Una sola grande opera d’arte, casa e reddito per tutt*”

 (Santino Drago, proposta per una scritta politica)

 

Metropoliz viene “fondata” il 28 marzo del 2009, il giorno in cui, forzando i cancelli dello stabilimento dismesso del salumificio Fiorucci sulla via Prenestina a Roma, 200 persone, migranti e precari provenienti da tutto il mondo, occupano questo relitto urbano per farne la propria casa e sottrarlo alla speculazione edilizia. L’occupazione è firmata dai Blocchi Precari Metropolitani, movimento molto attivo a Roma, che lotta contro la precarizzazione della vita e per il diritto all’abitare.

Visito la “città meticcia” poche settimane dopo la sua costituzione, con ancora le “sentinelle” sul tetto; una delle tante scoperte che ci regala “Primavera romana”, il giro a piedi del Grande Raccordo Anulare organizzato da Stalker alla ricerca del nuovo fronte della città. È quasi il tramonto e l’ultima luce del giorno filtra dalle grandi finestre a frangisole che guardano ad ovest, disvelando porzioni di pareti nere di fumo o di un bel marrone scuro lucido dipinto pazientemente dal tempo coi sedimenti ossidati di grasso. Un dedalo di corridoi e sale macchina, in cui mi aspetto di incontrare il Minotauro, che il nuovo proprietario dello stabile, imprenditore del mattone, consegna alle ruspe con un progetto di edilizia residenziale.

 A difesa dell’occupazione e dei suoi abitanti, dall’aprile del 2012 si affianca l’arte con la nascita del Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz. Il progetto museale, figlio del cantiere cinematografico Space Metropoliz, oltre a contribuire ad evitare lo sgombero, accende un riflettore sulla grave questione dell’emergenza abitativa e allo stesso tempo evidenzia l’esempio di convivenza e di riscatto sociale realizzato da Metropoliz che – va ricordato – è anche la prima occupazione italiana che accoglie al suo interno una comunità rom.

Il MAAM Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia abbandona presto la dimensione tutta speculativa e ludica che caratterizzava Space Metropoliz, per farsi pratica edificante: inizia a “costruire”, si affianca al lavoro degli abitanti nell’opera di riqualificazione degli spazi, reinventa, grazie alla partecipazione attiva degli artisti, luoghi di nuova socialità, per chi vive a Metropoliz, per il quartiere e per la città tutta.

Tra gli obiettivi che il MAAM si dà sin da principio possiamo indicare: 1) quello di creare una barricata d’arte a difesa dell’occupazione e dei suoi abitanti (le opere attaccate ai muri e alle strutture della fabbrica sono un esercito schierato); 2) evitare, o ridurre, l’effetto enclave, un rischio che Metropoliz corre dovendo proteggersi dietro un cancello chiuso (il potere attrattivo della collezione del MAAM, che ad oggi vanta più di 500 tra opere e installazioni, e delle sue iniziative periodiche crea un flusso ininterrotto di visitatori, connettendo di fatto la città meticcia con il resto della Capitale: il MAAM opera come un “dispositivo di incontro” e mette in atto precise “strategie” affinché questo incontro sia possibile e fecondo di arricchimento reciproco); 3) proporre e sperimentare un “altro” modello di museo, un museo abitato e contaminato dalla vita, che Cesare Pietroiusti ha definito “reale”; come pure, di converso, una modalità abitativa informata dalla presenza diffusa e onnipervasiva dell’arte; 4) realizzare un’opera corale (in quanto super-oggetto il MAAM non è solo un progetto artistico ma è anche un’opera d’arte). Il Museo dell’Altro e dell’Altrove è, in fondo, un grande “mosaico” alla cui realizzazione ciascun artista partecipa con la propria tessera; somiglia alla cappa multicolore e cangiante di Arlecchino descritta da Michel Serres, un vestito che è anche “pelle”, perché Arlecchino ha molto viaggiato e porta tatuati sul corpo i segni del suo peregrinare.

Pur non essendo uno strumento “identitario” che mira alla costituzione di un “noi”, il MAAM è un museo politico. Ciascun artista firma con il proprio lavoro una petizione virtuale (e non) a favore di Metropoliz, sottoscrive la lotta per il diritto alla casa, alla libertà di movimento, al lavoro, alla bellezza, all’arte e alla cultura per tutt*.

Ricucire i due punti estremi della metropoli contemporanea, il luogo più alto per eccellenza, quello del museo d’arte (il cui prezioso involucro è affidato alle archistar così da primeggiare nella classifica delle città-mondo in competizione) e il più basso e degradato, lo slum. Non è stato facile all’inizio per gli artisti “vederlo” il museo a Metropoliz, attraversando gli spazi abbandonati e fatiscenti della fabbrica. Come non è sempre facile per il visitatore distinguere le opere dalle installazioni “spontanee” che la vita di tutti i giorni genera a Metropoliz.

La magia e la sorpresa rapidamente si sono estese a tutti gli angoli della fabbrica, man mano che il testimone passava da un artista all’altro violando anche, su richiesta degli stessi abitanti, la sfera privata degli ambienti domestici.

Il futuro di questo museo “abusivo”? Affondare con la nave o meglio l’astronave-Metropoliz, qualora le forze oscure dell’Impero dovessero avere la meglio, o vincere insieme l’ultima battaglia e magari convincere anche le istituzioni e i palazzinari che è possibile e bello guardare alla Luna.






            LET'S TRAVEL AROUND THE WORLD

            NoPlace 4- ex Ceramica Vaccari, La Spezia / Rizomi, 2018




 






SIRIA –
 
7 anni di guerra civile / 400.000 morti, 110.000 civili, 20.000 bambini / 17,7 mila morti in carcere / 60.000 morti sotto tortura /
13.000 impiccati / 5,4 milioni di rifugiati / 6,3 milioni di sfollati all’interno del paese / 5,6 milioni di rifugiati nei paesi vicini e migliaia hanno raggiunto l’Europa / 14,9 milioni hanno bisogno di aiuti umanitari / 5,3 milioni di bambini hanno urgente bisogno di assistenza medica / 10 milioni di bambini e adolescenti siriani si trovano attualmente all’estero senza familiari a seguito / Tra gennaio e febbraio 2018 risultano uccisi o gravemente feriti circa 1000 bambini e ragazzi nelle aree poste sotto assedio / Bombardamenti, colpi d’arma da fuoco e mine sono la prima causa di morte, molti di loro hanno riportato disabilità permanenti /
1,5 milioni di civili hanno riportato invalidità permanenti  / 86.000 persone sono rimaste mutilate di gambe o braccia / 183 miliardi di perdite economiche legate alla guerra / 27% del patrimonio abitativo risulta distrutto insieme a metà dei centri medici e scolastici /

SUD - SUDAN

Alle spalle 20 anni di guerra civile, dal 1983 al 2005 con 2 milioni di morti e 4 milioni di dispersi/ Il Sud Sudan nasce ufficialmente nel 2011 / Dal 2013 entra in un  altro conflitto etnico ancora in corso / 300 mila morti / 2 milioni di sfollati verso i paesi confinanti come l’Uganda o cerca accoglienza nei campi dell’ ONU colpiti anch’essi da numerosi attacchi / Popolo straziato dalla guerra / Uno dei territori più poveri del mondo / Nel 2017 è stato dichiarato un paese in emergenza per carenza di cibo / Costanti agenti atmosferici avversi / Distruzione di campi per i continui bombardamenti che hanno causato quello che è stato definito un vero “ rischio di atrocità di massa” / Sfruttamento continuo delle innumerevoli risorse del territorio come il petrolio / Le Nazioni Unite hanno dichiarato che è tuttora in corso una pulizia etnica e che le violenze sono così diffuse che c’è un alto rischio di genocidio / Non è più una guerra tra etnie diverse, ma tra gruppi di potere più ristretti che  combattono per il petrolio e il controllo del territorio / Il 48% della popolazione versa in una grave crisi umanitaria /

IRAQ

 15 anni di guerra / Quella dell’ Iraq è una delle più gravi crisi internazionali della storia recente /La terra della guerra infinita / La più lunga guerra durò dal 1980 al 1988 / Nel 1990 iniziò la Guerra del Golfo / Nel marzo del 2003 iniziò La seconda Guerra del Golfo / Nel maggio del 2003 il paese era già stato bombardato con oltre 30 mila bombe e 20 mila missili, e contemporaneamente con attacchi da terra / Seconda nazione più instabile al mondo davanti a nazioni devastate dalla guerra o dalla povertà come la Somalia, il Congo, la Corea del Nord, lo Zimbawe / Considerato al primo posto come l’ideale campo d’addestramento jihadista del pianeta / 268 mila morti dal 2003 ad oggi / 200 mila civili / il 10% delle vittime civili è stato causato dalle azioni delle forze occidentali e dalle truppe regolari irachene / Paese che ha subito per anni prima il terrorismo di Al Qaeda (sunnita ) e poi quello dello stato islamico (sunnita ) / Numerose le risposte sciite, le vendette, le rappresaglie / Tra il 2014 e il 2016 durante l’avanzata dell’Isis ci sono stati 16 mila morti civili l’anno / Le ultime fasi della guerra per la conquista di Mosul, ex roccaforte dell’Isis, tra ottobre 2016 e luglio 2017 hanno provocato tra le 9.000 e 11.000 vittime civili da parte delle forze governative irachene sostenute dalla Coalizione internazionale a guida americana / E’ stato il più grande attacco compiuto su una città  nelle ultime due generazioni /              

AFGHANISTAN

Paese che è stato negli ultimi 30 anni teatro di numerosi scontri, che hanno comportato ingenti perdite in termini di vite umane / Il paese è in condizioni di estrema povertà / Guerra dal 1979 al 1989 a causa dell’invasione dell’ Unione Sovietica / Guerra dal 1989 al 1992 in seguito al ritiro dell’ Armata Rossa / Guerra dal 1992 al 1996 in seguito alla caduta del Governo Comunista / Guerra dal 1996 al 2001 in seguito alla presa del potere da parte dei talebani / Guerra iniziata nel 2001 e attualmente in corso in cui si fronteggiano da una parte ISAF e Afghanistan e dall’altra Al-Qaida e talebani / I primi mesi del 2016 hanno segnato il record di vittime civili / Da gennaio a giugno 2016 sono stati documentati 1.601 morti civili e 3.565 feriti / Morti 388 bambini / Nei primi mesi dell’anno 157.987 civili hanno dovuto lasciare le loro case a causa della guerra / 1,2 milioni di sfollati interni nel paese / Durante il passato 2016 sono 3.498 i civili morti e 7.920 i feriti / Un terzo delle vittime sono bambini / Attualmente secondo la Brown University e Umana le vittime totali ammonterebbero a 35.000 / Il tasso di mortalità infantile è il più alto al mondo / Paese con le più basse aspettative di vita / Uno dei paesi più poveri al mondo / Politicamente il regime integralista islamico fondato sulla sharia è tra i più inefficienti e corrotti al mondo / Censura, repressione del dissenso, tortura sono la norma /

GAMBIA

22 anni di dittatura / Il Gambia era stato dichiarato Repubblica Islamica e Amnesty International ha per molto tempo denunciato la soppressione di ogni libertà soprattutto per mano dei Jungulers , un esercito di sicurezza privato / Paese poverissimo, 173esimo su 188 nella graduatoria basata sull’indice di sviluppo umano, con ancora molte difficoltà a lasciarsi alle spalle la dittatura / Il Gambia ha un tasso molto elevato di mutilazioni genitali femminili, nonostante la pratica sia vietata dal 2015 / L’omosessualità è considerata reato con pene detentive fino all’ergastolo / Quasi la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà /

 PAKISTAN

Profonda instabilità interna / Tensioni vecchie e nuove tra democrazia e struttura feudale, fra modernizzazione e modernismo, fra lobby militari e forze islamiste / Profonda instabilità interna, situazione di violenza indiscriminata e di scontro tra gruppi armati, chi si oppone a questi o alla sharia è soggetto a violenze da parte di tali gruppi / In continuo conflitto con l’India per il controllo del territorio del Kashmir / I militari rappresentano uno dei poteri forti nella vita sociale e politica del paese /  Nel 2016 l’insorgenza talebana ha ripreso vigore / Violenze politiche, scontri intertribali, scontri tra forze di sicurezza e militanti, attacchi lungo il confine tra Pakistan e Afghanistan, aumento degli attacchi terroristici, attentati / Centro nevralgico di Al-Qaeda / Tensioni di natura religiosa / Composizione etnica estremamente frastagliata /  Paese ambito dalle superpotenze per il commercio internazionale e l’industria petrolifera / I partiti islamici integralisti condizionano in modo incisivo la politica, la società, il sistema giudiziario, l’istruzione pubblica penalizzando i diritti umani e le libertà individuali / Altissimo tasso di conflittualità / La scena politica del paese è oggi mutevole, frastagliata e rissosa, specchio di un paese diviso e attraversato da ideologie contrastanti, spaccato fra un oligarchia di ricchi e il 60% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà /

SOMALIA

La Guerra dimenticata / 25 anni di combattimenti / Mezzo milione di morti / Quasi 400.000 profughi / Dalla destituzione di Siad Barre nel 1991 la violenza si impadronì di tutta la Somalia / Decine di capi-tribù si autoproclamarono “Signori della Guerra”/ Molte regioni settentrionali ex britanniche si separarono dal governo centrale di Mogadiscio sempre più fatiscente / Carestia di proporzioni inaudite / Migliaia le vittime / Dal 1996 al 2006 27 fazioni tribali si sono scontrate per il controllo del paese / squassato da disordini, carestie, epidemie / Nel 2011 liberata dall’influenza di gruppi estremisti non si liberò certo dalla violenza / Continui gli attentati e le uccisioni / Aprile 2017, in 48 ore sono morte 110 persone di fame nel sudovest del paese devastato dalla carestia che minaccia milioni di persone / I bambini malnutriti sarebbero 363 mila tra cui 71 mila i casi gravi / La mancanza di acqua pulita favorisce anche la diffusione di colera ed altre malattie infettive / La carestia mette la vita di queste persone a repentaglio anche perché soggette allo sfruttamento, ad abusi dei diritti umani e all’essere reclutati dai terroristi / Milioni di persone sono minacciati anche dalla siccità / A febbraio 2018 sono esplose due autobombe nella capitale a Mogadiscio causando numerosi morti e feriti/

MALI

Dopo l’indipendenza dalla Francia nel 1960, ha attraversato ribellioni, periodi di siccità, Colpi di Stato, 23 anni di dittatura militare, fino alle elezioni del 1992 / Nel 2013 dopo un colpo di stato dei tuareg del Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad e degli islamisti è intervenuta una forza multinazionale a guida francese, su mandato delle Nazioni Unite per ristabilire la sovranità del Mali sui territori sahariani settentrionali / Malgrado l’avvio di trattative di pace il conflitto è ancora attivo / Continue le insurrezioni jihadiste nelle regioni settentrionali e centrali con attacchi dei militanti legati ad Al -Qaeda  / Tensioni persistenti che hanno causato numerosi morti / I civili sono sfruttati dai gruppi armati anche quelli legati al governo / Molti sono i bambini reclutati come soldati /
Il tasso di mortalità infantile è tra i più alti del mondo pari al 10% /

PALESTINA

Il conflitto arabo – israeliano da 50 anni ha trasformato la terra di Palestina in un campo di battaglia / La Palestina non è mai stato uno stato indipendente / Nel 2000 inizia la Seconda Intifada che è molto più violenta della prima / Seguono continui attacchi terroristici, attentati e controffensive militari / Dal 2000 al 2008 ci sono stati 5032 morti palestinesi / Nel 2008 a seguito di una serie di lanci missilistici, Israele lancia una durissima difensiva militare denominata “Piombo Fuso”/ L’ attacco provoca 1202 vittime tra i palestinesi / 450 bambini / oltre 5000 feriti / Tra il 2009 e il 2017 sono 2.707 i palestinesi uccisi da poliziotti israeliani nella striscia di Gaza / 362 sono invece i morti nella West Bank / Il popolo palestinese è a rischio estinzione come tutta la West Bank / L’indipendenza dello Stato di Palestina è stata sancita dalle Nazioni Unite con la risoluzione 67/19 nel 2012 ma Israele non riconosce lo stato / La Palestina non possiede un organizzazione statuale tipica, è priva di esercito, è occupata da Israele su Gerusalemme est e parte della Cisgiordania mentre la striscia di Gaza è sotto blocco navale, terrestre e aereo da parte di Israele /  Dal 2001, un muro di 730 km separa la Cisgiordania da Israele e Gerusalemme / Alto 8 metri, in alcuni tratti circondato da fossati, il muro è protetto da reti di filo spinato e torri di controllo poste ogni 300 metri /In molte eree il muro si estende attraverso i villaggi palestinesi soprattutto intorno a Gerusalemme e nelle aree ricche d’acqua /Ogni giorno le code si formano sui punti di controllo prima dell’alba, a volte ci vogliono anche due ore per passare dall’altra parte, dalle torrette blindate i soldati israeliani sorvegliano pronti ad intervenire, mentre in basso barriere e recinzioni bloccano il traffico di pedoni e mezzi di trasporto/ Il valico di Qalandiya, il più trafficato è diventato il simbolo dell’occupazione per le migliaia di palestinesi che quotidianamente sono obbligati ad attraversarlo per andare al lavoro, per andare a scuola, per raggiungere parenti, per andare all’università, per raggiungere un ospedale /Circa 26.000 palestinesi passano attraverso Qalandiya ogni giorno, a volte i controlli sono rapidi, a volte alcuni palestinesi subiscono lunghi interrogatori per la verifica  dei permessi / E’ come vivere in una grande prigione / Sono  5 milioni i palestinesi che vivono fuori dalla loro terra sparsi in tutto il mondo /